Il Tuono nel cuore dell'odio

Andrea Benei / Variazioni

22 novembre 2022

Luglio 2015, Tuono Pettinato ed io cerchiamo refrigerio da un’estate che all’epoca era la più rovente della storia. Naturalmente siamo a Pisa. Gelato di ordinanza alla mano, parliamo dell’idea di un manuale di sopravvivenza/manifesto contro l’estate, intitolato provvisoriamente – ça va sans dire – "Odio l’estate". A un certo punto gli chiedo se non sarebbe più interessante un libro che elenchi tutti i fenomeni, le questioni e le tipologie umane che il grande Tuono Pettinato considera odiabili. Con la semplicità di chi esercita spesso un talento straordinario, dice soltanto: «Un odiario». Circa un anno dopo, L’Odiario è messo in stampa per i tipi di GRRRz, di cui ancora oggi sono un felice militante. Un libro poco aderente alla linea di GRRRZ, secondo l’allora direttrice editoriale. Un libro che, tuttavia, rimane forse il più intimo della sua produzione edita. E le ragioni dipendono fondamentalmente da quella forma particolare di odio di cui Tuono intendeva parlare Quest’analisi, veritiera quanto foriera per Tuono e per me di nuove soddisfazioni, mi ricorda le ragioni per cui quel libro oggi rimane il più intimo, forse l’unico esplicitamente intimo della sua produzione edita. Tutte ragioni connesse a quell’odio di cui il libro intendeva parlare.



© Tuono Pettinato, L'Odiario, GRRRZ, 2016.


 

Andrea – Paggiaro, il nome mortale di Tuono Pettinato – era perennemente impegnato nei progetti di ben più noti editori e L’Odiario, pur tanto desiderato, doveva per forza di cose essere composto nei ritagli di tempo. Allo scopo di snellire la mole di un simile progetto immaginai, in primis, non un solo libro, ma una piccola serie di tre o quattro volumi che potesse valorizzare a pieno le idee che stavano germogliando. Ben conscio che sarebbe stato pressoché impossibile arrivare al secondo volume. Quella dei sequel non era cosa da Tuono Pettinato. Volevo il primo, e il primo doveva essere quello che li conteneva, in qualche modo, tutti. Inoltre, chiesi a Tuono che si abbandonasse al flusso di coscienza e che L’Odiario diventasse una sorta di cacofonia controllata, una varietà di soggetti diversi e giustapposti. Una trovata, questa, saccheggiata malamente dai larghi pannelli di Aby Warburg e pensata per aiutare Andrea a sveltire la stesura. Che pensasse solo a far fluire fuori da sé il libro, l’ordine sarebbe stato tutto per gli altri editori. La “controlled descent”, il caos raccolto, era più nelle corde sue, mie, e dell’Odiario: tavole singole, storielle, appunti, infografiche, personaggi iconici e campioni, apparizioni, tutto tenuto insieme da una macro-trama che Andrea mi aveva già largamente descritto e che fu la più luminescente prova di un cambiamento umano che stava vivendo in quel periodo.

 

L’idea era questa: perché elencare le cose che si odiano quando ci si può avventurare in un viaggio ben più difficile, ovvero gettarsi nel proprio privato sentimento dell’odio, e capirne le origini, il carattere e le intenzioni? Il soggetto dell’esperimento sarebbe stato lui stesso. Un’idea pudica, poetica. Meravigliosa, efficace. Comica, dolorosa. Tuono Pettinato temeva soltanto una cosa: essere innocuo.



© Tuono Pettinato, L'Odiario, GRRRZ, 2016.


 

Su Alias, la critica Virginia Tonfoni scriverà: «Tuono Pettinato compie 40 anni e lo fa con un libro che ci ricorda, anche per rammentarlo a se stesso, il suo lato malvagio. Con la genovese GRRRz Comic Art Book – depositaria dei suoi progetti più intimi e personali – pubblica L’Odiario, una gioia, seppur cattivissima, nella quale l’autore getta la maschera e svela “il Torquemada che vive dentro il Teletubby”».

 

Andrea è morto nel ‘21. Ora non resta che riflettere sul peso che quel piccolo libretto rosso porta nel corpus della sua opera. Ha detto bene Alfredo Verde, psicologo e professore ordinario all’Università di Genova: Tuono Pettinato era «un genio che aveva scelto il fumetto». Non per nulla proprio Verde inserì “Corpicino” – per i più il capolavoro di Tuono – tra i libri in lettura del suo corso di Criminologia. Dall’interesse per il cosiddetto “turismo dell’orrore” era nata in Tuono l’idea di un libro su un infanticidio e sulla reazione della comunità intorno ad esso. Passando dalle teorie di René Girard a “Pinocchio”, da “M - Il mostro di Dusseldorf” a “Quinto Potere”, dai settimanali di cronaca nera in edicola a un euro fino alle rifelssioni più oscure e ambigue sulla genitorialità, “Corpicino” è un libro tondo, che percorre ed esaurisce il proprio argomento: la nostra necessità morbosa di una vittima innocente, di un carnefice colpevole e di un rito collettivo punitivo che ristabilisca l’ordine sociale. Finché la necessità non si ripresenta, eternamente affamata.

 

Ma torniamo all’Odiario. Andrea era noto per la sua bontà, la sua eccessiva, prodiga bontà. Per la sua mansuetudine, la sua inflessibile generosità, la sua totale assenza di resistenza alle invasioni di profittatori e di amici non disinteressati. Probabilmente, se avesse detto più “no” al momento giusto, avremmo più libri editi a sua firma unica (sceneggiatura e disegni), che invece si contano sulle dita di una mano. In una delle tavole più significative dell’Odiario, a una di queste proposte predatorie risponde «Volentierone!» mentre alle sue spalle campeggia un gigantesco monolite maiuscolo, “NO”.