«Così va la vita»

Pasquale Menditto / Preludio II

30 novembre 2021

PROLOGO – TRACCE

 

Faticare: lat. Fatigare da una rad. Fat, Fats o Fets, onde Fèssus per Fètsus stanco, Fatisci venir meno, mancare (cfr. Fame), e un suffisso IGARE (forse per AGERE) […]. Questo radicale viene dagli etimologisti creduto parallelo a quello del gr. CHAT-ÈO e CHAL-ÀO, aventi, come chàs-ko e chai-no, il senso di aprirsi, perdersi, onde l’altro di dissolversi […], espresso dal latino FATISCI.



Apro un libro. In fondo a sinistra un numero mi annuncia una posizione: 248. Ora alzo lo sguardo verso la parte alta della pagina, che giace bianca e deserta ad eccezione di una scritta che recita: «CAPITOLO TREDICESIMO/Macchine e grande industria». Poco sotto, l’incipit del testo mi trascina in un altro libro:


John Stuart Mill dice nei suoi Principi di economia politica: «È dubbio se tutte le invenzioni meccaniche fatte finora abbiano alleviato la fatica quotidiana d’un qualsiasi essere umano».



Situazione. Una voce e delle orecchie. Due occhi incrociano un muro di sguardi. Qualcuno parla. Altri ascoltano. Dove sono? In un video. No, sono in una registrazione audio del 24.1.1978. La voce è bassa e gracchiante, un cigolio.


Che cos’è un’affezione (affectio)? Vedo che strabuzzate gli occhi... Ma no, è talmente divertente! Di primo acchito sembrerebbe, se ci atteniamo alla lettura del testo di Spinoza, che non centri niente con l’idea e neanche con l’affetto. Avevamo definito l’affetto come la variazione della potenza di agire. E un’affezione allora? In termini generali, un’affezione consiste in uno stato causato dall’azione di un corpo su un altro corpo. Cioè? “Mi sento addosso il calore del sole”, oppure, “un raggio di sole si posa su di voi”: sono “affezioni del corpo”. In che senso: “affezioni del corpo”? Nel senso che si tratta dell’effetto che il sole induce su di voi. Non si tratta del sole preso in se stesso, ma dell’azione del sole nei vostri confronti. L’azione, l’effetto che un corpo produce su un altro – specificato che per Spinoza l’azione implica sempre un contatto, la sua fisica non ammette azioni a distanza – è una composizione [melange] di corpi. Ogni composizione di corpi è un’affezione: l’affectio è la combinazione di due corpi, uno che agisce e l’altro che viene segnato [recueillir] dalla traccia del primo.

 


PARTE PRIMA – SENTIERI

 

I.

«Pronto!».

«Pronto!».

«Sono il macchinista del treno, a Viareggio abbiamo deragliato noi siamo scopp… siamo scappati ma è scoppiato tutto, portavamo gas liquefatto infiammabile».

 

Dodici minuti alla mezzanotte del ventinove giugno duemilanove. Il silenzio estivo della stazione di Viareggio sta per essere interrotto dall’arrivo di un treno merci, 14 carri, 14 cisterne piene di GPL. Ogni convoglio ferroviario deve attendere un segnale elettronico che dia il via libero per il passaggio in una qualsiasi stazione, in cui non è prevista la sosta. Quindici minuti prima della mezzanotte, il macchinista riceve il segnale e la locomotiva E655-175 ricomincia ad accelerare. Tre minuti dopo, la sagoma del treno sta transitando lungo i tracciati di ferro dei binari. Pausa. Siamo sulla banchina e osserviamo passare un treno. Una voce registrata ci ha annunciato quello che sta per accadere, dicendoci di tenere il nostro corpo dietro la linea gialla e scolorita, posta sull’orlo della banchina di cemento. Quando il treno arriva, la velocità del suo corpo di metallo sembra bucare il fluido d’aria intorno a noi, generando una corrente capace di farci vacillare. Siamo sopraffatti dal rumore, dallo stridore metallico che di colpo zittisce il mondo, anzi lo inghiotte catturandolo nel singhiozzo della sua sfilata di carri. Poi tutto finisce, come se qualcuno avesse messo un tappo al buco dimensionale causato dal movimento del treno, mentre ogni cosa ritorna presso di sé. Play. Quindici minuti alla mezzanotte: il segnale arriva, il treno accelera e entra nella stazione di Viareggio. Dodici minuti alla mezzanotte: il primo carro del convoglio deraglia e ne trascina con sé altri quattro. Una delle cisterne urta con un elemento del paesaggio, si squarcia e libera il GPL, contenuto dentro il suo ventre rigido. Il liquido inonda la stazione, attende una scintilla per bruciare e sprigionare tutta l’energia di cui è capace e per cui è stato ideato. L’innesco arriva e un’esplosione decompone lo spazio circostante, allontanando la notte con la luce delle fiamme. Muoiono 32 persone di quattro nazionalità differenti, originarie di tre continenti diversi. Anche una parte del paesaggio urbano scompare e in quel vuoto delle autorità porranno un monumento. L’inchiesta giudiziaria stabilisce che il deragliamento è stato dovuto al cedimento dell’asse del carrello del primo carro-cisterna. La perizia tecnica parla di cedimento per fatica, una modalità di rottura lenta che logora il materiale costantemente sollecitato dal suo utilizzo prolungato.

 

II.

Arriva al ristorante prima che l’ordine sia pronto. Una dipendente gli fa cenno di aspettare fuori, si tratta di pochi minuti secondo la cucina. Si abbassa la mascherina e estrae dalla tasca un pacchetto di sigarette e un accendino. Fuma in rapida sequenza tre boccate. Sente il corpo rilassarsi, tanto che avrebbe voglia di sedersi sul marciapiede. Non lo fa perché deve essere pronto quando l’ordine apparirà davanti a lui. Arrivato a metà sigaretta, sente il petto appesantirsi, del resto ha cominciato a fumare appena arrivato e il cuore era ancora sotto sforzo per via del percorso fatto in bici di corsa. Guarda l’ora dallo schermo del suo smartphone. Mancano ancora tre ore alla fine del turno. L’aria è afosa, opprimente, forse sarebbe stato meglio se avesse piovuto durante il giorno. Il prossimo obiettivo è in una zona periferica, a ridosso delle colline che circondano la città. Cerca di ricordare la strada. Molto probabilmente sarà tutta in salita e capisce che non avrebbe dovuto fumare, adesso si ritroverà col fiato mozzato appena monterà sulla bici. L’ordine è pronto. Come immaginava la strada è in salita e comincia ad avvertire i muscoli dei polpacci sempre più contratti. Al semaforo distende le gambe e cerca di riprendere fiato. Una notifica dell’app da cui riceve gli ordini lo informa che è in ritardo sui tempi di consegna. La zona in cui si trova è un quartiere residenziale, composto da file parallele di villette di massino tre piani. Conosceva qualcuno che viveva lì, anzi che molto probabilmente vive ancora lì. Una ragazza conosciuta un sabato sera, quando ancora non lavorava durante il weekend. Un bell’appartamento, in cui vive con altre due persone. Il letto della stanza della ragazza era comodo e gli sarebbe piaciuto restarci a dormire dopo il sesso, ma lei lo trovava troppo intimo. Aveva ragione, visto quanto è durata quella relazione. La via è giusta ma non trova il numero civico. Si è distratto, così ferma la bici e torna indietro. Trova il civico, ma i nomi sul citofono sono tutti consumati e non riesce a riconoscere quello a cui deve consegnare l’ordine. Fa per prendere il telefono e chiamare il numero segnato a quell’indirizzo, ma il portoncino d’ingresso si apre ed emerge un ragazzo in tuta e ciabatte. Lo stava aspettando giù, perché stava seguendo i suoi movimenti tramite l’applicazione di consegna. Pronuncia un nome. È quello giusto. Libera l’ordine dal cubo e lo consegna. Il pagamento è già stato effettuato online. È lungo la strada mentre aspetta che l’app gli dica dove deve andare. Mancano ancora due ore e quarantacinque minuti alla fine del turno. Le gambe si riposano in discesa, ma è già stanco: almeno domani non lavora. Riconosce l’incrocio da cui si risale verso casa della ragazza. Ha voglia di fumare, ma quante sigarette gli sono rimaste? Forse gli conviene aspettare ancora. Una sigaretta ogni due consegne.



PARTE SECONDA – INCROCI

 

Yorgos Kentrotas è un contadino dell’isola di Milo, vissuto agli inizi del XIX secolo. Della sua vita non ci sarebbe stata traccia se non fosse che nel 1820 rinviene i due tronconi di una statua ellenistica risalente al 130 a.C. circa. L’incontro tra la statua e il contadino sarebbe potuto bastare a rendere il secondo famoso, almeno nei testi di storia dell’arte, ma è stato certamente il secondo incontro a sancire la sicura memorabilità del greco. Jules Dumont d'Urville è di passaggio sull’isola greca mentre è imbarcato a bordo della Chevrette in qualità di guardiamarina, quando viene a conoscenza della scoperta del contadino greco. Grazie alla sua formazione classica, il marinaio francese intuisce il valore storico-artistico della statua e si prodiga affinché l’artefatto venga acquistato dal governo francese. Così avvenne e tuttora la statua è osservabile all’interno del Museo del Louvre, di cui costituisce uno degli elementi più celebri e ammirati.

 

A tredici anni Pierre-Auguste Renoir lascia la scuola e comincia lavorare in una fabbrica di ceramica. Il lavoro è duro, ma il giovane Renoir trova spesso conforto passeggiando tra le sale e i corridoi del Louvre. In quel luogo incontra la statua rivenuta da Yorgos e voluta da Jules per il celebre museo parigino. Pare che Renoir non amasse quella statua. Pare che a qualcuno, una volta, abbia detto che quella statua gli ricordava un “grande gendarme”. Forse, il pittore aveva in mente quelli che avevano spezzato la Comune di Parigi il ventotto maggio del milleottocentosettantuno.

 

Tratta Parigi-Versailles, otto maggio del milleottocentoquarantadue. Jules Dumont d'Urville con famiglia a seguito fa un incontro molto sfortunato sul treno proveniente da Versailles. In quel caso, infatti, alla locomotiva di classe “Seine” venne sostituita una Planet 110 del 1830 a due assi ferroviari. Jules e la locomotiva resistettero fino all’altezza del villaggio di Meudon, prima che uno dei due assi della macchina motrice si rompesse per fatica, provocando il deragliamento di tutto il convoglio. Oltre al contrammiraglio, persero la vita altre cinquantacinque persone. Sono passati vent’anni dall’incontro con Yorgos Kentrotas, che probabilmente è all’oscuro della morte del guardiamarina francese. Renoir, invece, è nato esattamente quattordici mesi prima.

 

Tratta Salisburgo-Linz, diciannove ottobre del milleottocentosettantacinque. Una locomotiva AMSTETTEN deraglia in un punto non precisato tra le due città. Il governo prussiano commissiona a direttore generale delle Ferrovie Imperiali August Wöhler di chiarire le dinamiche dell’incidente. L’ingegnere tedesco lavora su quei misteriosi incidenti dal milleottocentocinquantadue per conto del ministero del commercio prussiano. Sono passati trentatre anni dalla morte di Jules Dumont d'Urville. Non è possibile sapere se Yorgos Kentrotas sia ancora vivo.

 

Durante tutto il XIX secolo l’Europa cominciò a ricoprirsi di infrastrutture ferroviarie, come conseguenza della rivoluzione industriale. Il termine stesso infrastruttura venne coniato in questo periodo da un anonimo ingegnere francese, che lavorava ad uno dei tanti trafori necessari all’espansione della rete ferroviaria nazionale. All’apparizione dei reticoli di binari che accorciò lo spazio europeo, si aggiunse la comparsa di un fenomeno peculiare: gli assi ferroviari si rompevano inspiegabilmente, di colpo, nonostante venissero progettati per reggere alle sollecitazioni di carichi statici, di molto superiori a quelli che ne causavano l’effettiva rottura.

 

Grande esposizione di Parigi, milleottocentosessantasette. August Wöhler presenta un sistema di carico degli assi ferroviari in grado di limitarne la rottura, conquistando un’enorme notorietà. Jules Dumont d'Urville è morto da venticinque anni. Forse anche Yorgos è morto. Renoir ha appena dipinto Lisa con l’ombrello. Lo stesso anno, Karl Marx dà alle stampe il primo volume del Capitale, dove delinea il concetto di forza-lavoro come merce il cui valore deve consentirne costantemente la riproduzione, attraverso il consumo di mezzi di sostentamento da parte dell’individuo lavoratore.



EPILOGO – AFFATICATI

 

«– Le loro droghe sono veleno concepito per irradiare la Morte Orgasmatica e i Forni Nova – State alla larga dal Giardino delle delizie – È una trappola mangiauomini che si riduce in poltiglia verde – Rifiutate la loro immortalità fasulla – Svanirà prima ancora di essere usciti dal Grande Magazzino – Buttate nel cesso i loro sballi – Avvelenano e monopolizzano le droghe allucinogene – imparate a cavarvela senza robaccia chimica – Non offrono che una copertura per mascherare la fuga dalla colonia che hanno amministrato in maniera schifosa».

 

A seguito dell’indagine sul deragliamento del treno sulla tratta Salisburgo-Linz, August Wöhler pubblica uno studio sistematico della fatica dei materiali, descrivendone il comportamento meccanico attraverso un diagramma che da allora ha preso il suo nome. Si tratta della prima formulazione matematica del problema della fatica dei materiali.

 

Nel milleottocentocinquantotto la fabbrica dove lavora Renoir adotta le prime macchine per la produzione in serie di oggetti in ceramica, rendendo superflua la forza-lavoro di decine di operai. Renoir è uno dei superflui. Nove anni dopo, Marx scrive: «Quella parte della classe operaia che così viene trasformata dalle macchine in popolazione superflua, […], inonda tutti i rami dell’industria più facilmente accessibili, fa traboccare il mercato del lavoro e fa scendere quindi il prezzo della forza-lavoro al di sotto del suo valore».

 

Sul finire del XIX secolo, il governo inglese commissiona numerose inchieste sanitarie per accertarsi degli effetti del lavoro meccanizzato su uomini, donne e bambini. I salariati vengono trovati esausti, catatonici, denutriti, inclini a comportamenti violenti e autodistruttivi. La moralità degli inviati del governo è particolarmente offesa dall’abuso di oppiacei e alcool che riscontrano nelle masse lavoratrici inglesi. Pare che i salariati siano troppo doloranti per lavorare, troppo poveri per consultare un dottore: la soluzione l’ha offerta la multinazionale farmaceutica Bayern, con un nuovo derivato della morfina che non dovrebbe produrre assuefazione. È il milleottocentonovantotto, l’eroina appare sul mercato in piccole boccette, pronta per essere assunta contro tosse tubercolotica, dolori articolari, mialgie.


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